Siena, Robur Siena: Cara vecchia Serie B – Da Wiautti

Se la vedi dille ciao, salutala dovunque sia… Ovvia, la speranza della Serie B se n’é andata ed a questo punto meglio mettersi l’anima in pace. Come una bella donna, ha lasciato dietro di sé un vuoto ingombrante.

Tre volte secondi, tre volte sconfitti. Anche il nostro super avvocato alla fine ha smesso con i ricorsi, per salire al soglio roburrificio della cattedra di Direttore Generale in Serie C. Pensare che con quel cognome da romanzo del ‘600, sempre elegante, pettinato e bello come un mossiere, mi c’aveva fatto proprio credere. E invece niente, dopo dodici mesi risiamo al solito punto. Il tempo passa ma tutto rimane uguale. E noi della generazione di mezzo, piano piano stiamo diventando grigi: dentro e fuori.
Lentamente la vita sta perdendo certezze, troppo compressa fra genitori e figli. Se proviamo a domandare loro il nome del Mc Queen del cinema, i primi risponderanno Steve mentre i secondi Saetta. O bianco o nero. Sicumere e punti fermi. Noi invece? Noi li abbiamo conosciuti entrambi: bianco e nero insieme. Forse è per questo che siamo innamorati di questi due colori. Che siano a strisce o inquartati, a palle o sfumati, poco importa. È il bianco col nero da sempre a tenerci compagnia, manco fosse l’ultima certezza rimasta.
Cara vecchia Serie B, poteva andare in un altro modo. Mi parla di te ogni cosa che sa di buono: l’odore di basilico, le fusa del gatto, l’ultimo raggio di sole caldo subito prima del tramonto. Sì, amata B, con la bomboletta dell’arbitro questa notte ho scritto “Ti Amo” sul muro del palazzo di fronte a casa tua, ma dopo pochi secondi quelle lettere bianche sono volate via, disperse nel vuoto, come una parola tagliata e mai incollata. L’estate è finita e le nuvole hanno ripreso a rincorrersi nel cielo, mentre le giornate inesorabilmente da lunghe si stanno facendo piccole. Guardo la tessera dell’abbonamento e francamente non ricordo più a cosa possa servire.
In assenza di calcio, facciamo cose stupide. Stiamo diventando strani, pelati e amanti del biologico. Se Dio avesse veramente a cuore le sorti degli uomini, smetterebbe di far diventare calve le persone: sai come rifiorirebbero le botteghe dei barbieri? Dopo aver mangiato e bevuto di tutto, siamo diventando anche salutisti, come se le cazzate fatte a venti anni non fossero lì, nascoste nell’ombra ad attenderci dietro all’angolo dei cinquanta. Seguaci del comandamento: “Non avrai altro Bio all’infuori di me”, anziché ridurci in coma etilico a forza di Caffè Sport Borghetti sui gradoni di qualche stadio, la domenica facciamo i sofisti nei pressi del banco della frutta al supermercato, osservando un popone manco fossimo Amleto di fronte al cranio di Yorick. Siamo un popolo di critici musicali, gastronomici o calcistici, a seconda che in TV diano Master Chef, X-Factor o i Mondiali. Velenosi e polemici. A proposito di Mondiali, a me gli ultimi senza l’Italia sono piaciuti moltissimo. Se anche per le prossime edizioni volessero riprovarci, io voto a favore del bis!
Vecchia Serie B, t’hanno proprio violentata. Ma noi non c’entriamo niente. Noi ti abbiamo soltanto accarezzata, cullata e coccolata. Ci dissero che il ritorno è sempre più veloce dell’andata. È vero. Per venire da te ci abbiamo messo decenni, mentre per andarcene è bastata una notte. Potevamo ritrovarci tempo fa, ma poi la storia è andata in un’altra maniera. Passa il tempo e la gente continua a fare cose stupide. Sul comodino si accumulano i libri da leggere. L’ultimo che ho aperto si chiamava La Sacra Bibbia. Tutti lo conoscono, ma in pochi l’hanno letto veramente. Mi piace il vecchio testamento, ma soltanto se lo immagino come una serie di favole. Se i 10 comandamenti Dio li scrisse nella pietra, perché mai si chiamano tavole? “E ora giù ce li porta Gesù”, pensò Mosè, guardando i due massi. “No di certo”, tuonò in risposta il sommo celeste, “Anche perché Gesù come minimo c’ha duemila anni a nascere. Ora t’arrangi bello. Hai fatto il rabbino e sei voluto venire su da solo manco fossi Messner per mangiarti tutto il formaggio Kosher dell’alpeggio? O stianta”. E per rabbia con un fulmine incenerì una cinquantina di egiziani a caso, diretti verso la Mesopotamia. Perché forse i migranti ci sono sempre stati.
Bella B, è arrivato l’autunno! Mesi trascorsi nell’incertezza assoluta: che c’è di meglio per impiegare il tempo denso e limaccioso fra un Palio e un altro che parlare di fuffa, Malagò e Fabbricini? Che poi quest’anno con tre Palii in quattro mesi, di tempo da riempire ce n’è stato davvero molto. Da giugno è cambiato tutto, o forse non è cambiato nulla. Non c’è più il vecchio sindaco (in tutti sensi, sia sul campo che al numero 1 di Piazza del Campo) ma il settimo colore dell’arcobaleno è ancora l’indaco, anche se nessuno se lo ricorda, come il Dotto dei nani e l’accidia dei vizi capitali. Noi però siamo sempre i soliti briachi di qualche mese fa. I potenti deliberano cose a caso sulla nostra testa, prendendo decisioni dolorose, motivandole con sentenze ridicole e a noi non rimane altro che berci su. C’hanno sempre insegnato a non essere ingordi e a godere di quel poco che abbiamo: “Chi va Fiano, va sano e va lontano”, disse il brillo; e per noi amanti del calcio e del buon vino, il sogno è sempre stato quello di veder giocare la Robur al “Champ Noise” di BelGrado. Come cantano i The Giornalist: “Ti mando un boccale, da 15 litri”. Ma nonostante tutti i Moscow Mule (quest’anno va così, che ci vuoi fare?) bevuti, dopo tre mesi siamo ancora prigionieri di ricorsi e carte bollate, servi della gleba di quattro vecchi su una panda scassata, che intralciano il traffico e provocano code, convinti di comandare un vascello imponente, che ai miei umili e acquosi occhi cerulei invece appare sempre più un relitto rugginoso. E gli unici CONI che amiamo sono quelli alla stracciatella, dove ancora una volta il bianco si mischia al nero! E allora non ci resta di meglio da fare che continuare a seguire la seconda squadra senese, quel Manchester CITIS che tanto fa sperare la gente, favola moderna e orgoglio di idraulici e trombai.
Vecchia B, senza Robur qui va a finire che uno poi uno si abitua e finisce per dimenticarsi del calcio. Viviamo alla giornata trattenendo il fiato, come immersi in una gigantesca bolla colma d’acqua. Mai un secondo per respirare. Ci nutrono con una boccia di VOV collegata in vena, manco fosse una flebo. Sogniamo un DRS per superare tutti gli avversarie, ma ci dobbiamo accontentare del miraggio di un TFR tassato al 40%. Cadono i muri, crollano i ponti, ci guardiamo attorno con aria smarrita. La corsa alla smentita è cominciata e ognuno ne sa più degli altri. Stiamo diventando un popolo di attaccabrighe e in auto ci sfoghiamo sui clacson. Amica B, l’estate senza vacanze è un 41/bis senza grate alle finestre. La sera le vie sono tristemente silenziose e il caldo umido appiccica la camicia alla pelle della schiena. Domani ci ripescano o forse domani l’altro, chi lo sa. È la verità, me l’ha detto un amico: bugiardo io, bugiardo lui, bugiardi tutti e due. Ecco cosa stiamo diventando: un popolo di bugiardi! Sblocchiamo il telefono aggiornando la password. Non siamo peggiori degli individui che eravamo venti anni fa: siamo soltanto più soli. Soli in mezzo alla strada, soli in curva, soli in contrada. Palio straordinario, colpo di coda dell’estate, Serie B oggi vicina domani lontana. Romano Fenati dice monterà nel Montone. Forse, ma soltanto se il trenta sarà estratto. Belmonte invece giocherà nel Siena. A lui non serve l’estrazione per dirlo. E nemmeno la Serie B.
Nemmeno a me serve la B, o meglio: nemmeno a me serve questa Serie B. Rinnovando l’abbonamento ho scelto la Robur, non la sua categoria. La mia Serie B è sfumata lo scorso anno nella notte piovosa di Livorno, nel pomeriggio fresco di Arezzo e nel tramonto aranciato di Pescara, mentre il mare lambiva il bagno asciuga e 12.000 sconosciuti mi cantavano in faccia: “La vinciamo noi”. E avevano anche ragione. L’agonia del ritorno, un panino all’autogrill, un sogno fermo sulla punta della lingua che piano piano scivolava via, mentre la sensazione di sconfitta – metro dopo metro, chilometro dopo chilometro – si impadroniva della nostra mente impendendole di pensare. Non so più chi sei mi dissero un giorno e io ripensai a quel vecchio libro letto da piccolo nel quale qualcuno domandava: “Ma tu ogni tanto impari qualcosa dalle tue esperienze passate o cosa?”. E mi rivedo a scegliere ancora una volta la stessa risposta di Alice: “Cosa”.
Vecchia Serie B, nemmeno ti ho sfiorata che già mi manchi da morire.
Si riparte signora B. Per adesso sarai soltanto un inserto sul giornale rosa, qualche pagina prima di quella che leggo io. Tuttavia mi è bastato sfiorarti per sentire il cuore tornare a battere.

Siena – Affanculo tutti quell’altri: si gioca domenica o forse a gennaio. Fate voi, io vi guardo, tiro su col naso e rido amaro: poveri cristi, che pena mi fate!

O Roburrone avanti avanti, tira in porta e marca il gol!

Mirko

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